La nostra storia comincia tanto tempo fa.
Un paese che ci accoglie nelle nostre estati di bambini e poi di ragazzi. Un paese che ci fa conoscere e che vede crescere il nostro amore.
Ricordo la piazza vuota ed io che ti aspetto. Tu che arrivi in bicicletta o scendi dalla corriera con i calzoni alla zuava a costine blu, testimoni del campo scout, arrivi a volte solo per un pomeriggio. Ricordo le sere ad aspettare l’ultimo tavolo che lascia il ristorante dove lavori tutte le estati ormai, un pò di tempo per noi prima di rientrare tra i rimproveri di mia nonna…ho oltrepassato di troppo l’orario stabilito.
Un biglietto del bus datato 16 luglio 1991, che conservo ancora nella scatola dei ricordi.
E poi i nostri sogni che ci vedevano già grandi. Vedevano la nostra famiglia e la nostra casa, quante volte abbiamo cambiato idea sul dove e sul come doveva essere.
Una storia difficile la nostra, spesso per colpa di altri.
Ci lasciamo per poi ritrovarci, la distanza tra due balconi ci divide e poi di nuovo insieme. Capodanno 1997.
Da lì tutto in discesa, tra prime volte e grandi problemi, tra vacanze e primi lavori, progettiamo la nostra vita insieme, nero su bianco la nostra prima casa, che rimane lì…sulla carta.
La vita ci riserva ancora una volta una sorpresa.
Un matrimonio per me e un sogno che si avvera per te. Non ci sentiamo per tanto tempo. In questo tempo vivo la mia vita in un’altra città, divento mamma per la prima volta. Una vita reale, all’inizio bella e appagante, poi piena di momenti bui e incerti. Affronto le giornate cercando certezze. Le trovo nei miei sogni dove ci sei tu, sempre e solo tu.
E di nuovo i nostri sguardi, i nostri occhi, le nostre mani che si ritrovano. E il cuore esplode. Faccio la mia scelta. Contro tutto e tutti preparo la valigia, metto dentro tutto il mio coraggio e torniamo da te. Io e Flavia.
E un piccolo cuoricino che batte nella mia pancia.
Ricominciamo scalando le montagne, le delusioni che leggiamo sui visi delle persone che ci sono vicine. Ma anche tante parole belle che ci aiutano ad andare avanti, comunque, nonostante tutto.
Lotte infinite che alla fine hanno portato nella nostra vita e nelle vite dei nostri cari, parenti ed amici, un amore immenso.
Sai cosa spesso mi rende orgogliosa? Il vedere gli sguardi sbalorditi delle persone che mi ascoltano quando racconto la nostra storia. Mi chiedono come abbiamo fatto, mi regalano stima e cercano consigli.
Sai cosa mi rende felice ?
Io e te dall’inizio, da quel sedici luglio millenovecentonovantuno.
Io, te e Flavia dal quel giugno del 2009.
Io, te e i nostri figli, Flavia, Matteo e Marcella.
Io, te, Flavia, Matteo e Marcella, e il nostro amico con la coda, Clouseau.
La nostra casa. Le nostre risate. I nostri abbracci. Le ciambelle. Il vino della domenica a pranzo. Le cazzate che ancora facciamo.
Il nostro amore, immenso ed infinito.
La nostra canzone, che ogni volta mi fa piangere di felicità.
Vorrei conoscer l’odore del tuo paese,
camminare di casa nel tuo giardino,
respirare nell’aria sale e maggese,
gli aromi della tua salvia e del rosmarino.
Vorrei che tutti gli anziani mi salutassero
parlando con me del tempo e dei giorni andati,
vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero,
come se amici fossimo sempre stati.
Vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci
e i ciuffi di parietaria attaccati ai muri,
le strisce delle lumache nei loro gusci,
capire tutti gli sguardi dietro agli scuri
e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io…
Vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c’è da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso d’un rabbuiarsi e del tuo gioire;
vorrei tornare nei posti dove son stato,
spiegarti di quanto tutto sia poi diverso
e per farmi da te spiegare cos’è cambiato
e quale sapore nuovo abbia l’universo.
Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o le greppe dell’Appennino dove risuona
fra gli alberi un’usata e semplice tramontana
e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io…
Vorrei restare per sempre in un posto solo
per ascoltare il suono del tuo parlare
e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo
impliciti dentro al semplice tuo camminare
e restare in silenzio al suono della tua voce
o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze che son commosso.
Vorrei cantare il canto delle tue mani,
giocare con te un eterno gioco proibito
che l’oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere all’infinito
e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io…